domenica 18 agosto 2013

LA CIRIOLATA



Fo fa' a Parisi,[1] maestri de l’intaju,
un chilometru e più de spianatora;
compro farina e balle, serte d’aju,
e l’ojo come ‘n fiume che dà fora.

                Ordino li da Bosco ‘n callaracciu,
                grossu ‘na specie de “lu Palazzone”
                e … co’ ‘lli camii che cià Ribardone,
                lu porto in piazza e accenno ‘n focaracciu.

Po’ … vò la Campusantu e pijo … senti:
le nonnette che c’ea Terni che fu …
me fonno le ciriole … butto giù …

                pe’ fa’ arzà lu bollore, smoo[2] la brace …
                E, tra ternani, a tavola, contenti,
                ce scambiamo lu segnu de la pace !

(P.Piccioni, L’allegri ternani, Tipolit. Visconti, Termi, pag. 89)

[1] Nota falegnameria in Via Giandimartalo Vitalone
[2] Muovo


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