Corre il giorno giovedì 16
dicembre dell’anno 1655; Cristina, regina di Svezia ha appena abdicato, si è
convertita al cattolicesimo, attraversa l’Italia per recarsi a Loreto, per
deporre ai piedi della Madonna la sua corona ed il suo scettro.
Ha un altro memorabile
appuntamento a Roma, con il Vicario di Cristo, il Papa.
Il suo seguito è imponente; le
fonti narrano di circa 250 persone, 200 cavalli e relativi carriaggi.
Per arrivarci percorre la via
Flaminia: entrata in Umbria attraversa Spoleto, poi Terni.
La città le riserva
un’accoglienza festosissima.
Il breve soggiorno a Terni ci
è narrato dal “cronista” del viaggio reale, che del solenne pranzo descrive
soltanto le composizioni allegoriche di zucchero e pasta che accompagnavano le
portate.
Interessante il “rinfresco” a
base di pesce offerto dalla Comunità di Otricoli e che la regina, facendo uno
strappo al protocollo, consumò passeggiando.
“ … cominciato dal
Sole sopra il nostro Orizzonte il suo luminoso viaggio, per la giornata di Giovedì,
dopo un poco di collatione si cominciò il camino di Sua Maestà, col Signor
Cardinale Faccheneti alla volta di Terni.
A Strettura erano
schierate due compagnie di Fanti di militia: e a’ confini complì Monsignor
Bonfioli, che con alcuni gentiluomini a cavallo s’era condotto a servirla; oltre
la scorta d’una Compagnia di Cavalli c’armata la precedeva.
Vicino le mura, e
sotto le porte, e dentro in una piazzetta erano schiere di soldati e con
ragione per tutto si vedevano questi bellici apparati, perché doveva accogliersi
una dal cui comando non meno pendevano numerosi e formidabili eserciti, che le
vittorie.
Su la porta della
Città erano dipinte l’Armi di Nostro Signore e di Svezia.
Giunta alla Città,
per le strade addobbate, smontò al Duomo, e adempiute le cerimonie Ecclesiastiche,
andò nel Palazzo del Vescovo, dove s’era preparato l’alloggio.
Non vi fu luogo
donde non ispirasse magnificenza, perché non vi era luogo che non fosse
pomposamente adornato, e dai profumi sparsi per quelle stanze pareva che
l’auree Sabee e i fiati dell’Arabia fenice ivi servissero in Corte.
La sera si fé un
trattenimento spirituale della Regina, nella Cappella del Palazzo, un oratorio
all’usanza di Roma.
Le mense di Sua
Maestà erano bene, come dicessimo con Esiodo, alle muse raccomandate, se esse
medesime tra i reffreddi condotte sotto la scorta di Minerva, gentilmente di
zuccaro, vi furon presenti nel piedistallo di quella finta deità e di ogn’una
di loro erano scritti distici che il primo verso havevano artificiosamente
preso in prestito dagli Opuscoli di Virgilio.
[…]
Tra frutti e
confetture le Tre Virtù Fede, Speranza, Carità, tutte misteriosamente
raffigurate n’apparvero.
[…]
Quella mensa, come
uno specchio tersissimo espresse a Sua Maestà, fra mille altre prerogative che
l’adornano, le più riguardevoli, cioè la scienza in tutte le professioni, la
Verginità e la Fede Cattolica.
[…]
S’armarono le porte
di Terni e si disposero fuori dalle mura alcune Compagnie di Fanti per riverire
nel suo passaggio, la Regina, che fece scortata da una Compagnia di Cavalli, la
mattina del Venerdì 17 Decembre, quasi che fosse troppo angusto il recinto di
quelle mura a chiudere la vastità degli ossequi di quei Cittadini, c’a guisa di
torrenti, superato ogni ostacolo, fuora per tutto ne traboccassero. E per
rendersi invitti in quelle soldatesche si videssero armati.
Passosi a dirittura
per mezzo di Narni, senza fermarsi, non richiedendo la brevità del camino …
Ad Utricoli si
prese un poco di rinfresco.
Ivi la Maestà della
Regina passeggiando volle essere servita. Hora sgridi Marziale, pur quanto
voglia Annio che il convito, protestando a nome suo e dei convitati, Nos offendimur ambulante coena, poiché
qui la Regina soddisfattissima non c’offesa rimase. Ivi benché il luogo non
fosse capace di tanta moltitudine, e che perciò si incontrasse qualche
difficoltà, pure la quantita e qualità de’ pesci fu in abbondanza con loro si
fé credere a tutta la Corte d’essere in una più c’opulenta Cittade.
Finito il pranzo
uscì d’Utricoli, riverita da alcune salve di moschetteria”.
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