lunedì 5 agosto 2013

Cristina, regina di Svezia, fa pranzo a Terni, nella Curia e merenda ad Otricoli, all'aperto



Corre il giorno giovedì 16 dicembre dell’anno 1655; Cristina, regina di Svezia ha appena abdicato, si è convertita al cattolicesimo, attraversa l’Italia per recarsi a Loreto, per deporre ai piedi della Madonna la sua corona ed il suo scettro.
Ha un altro memorabile appuntamento a Roma, con il Vicario di Cristo, il Papa.
Il suo seguito è imponente; le fonti narrano di circa 250 persone, 200 cavalli e relativi carriaggi.
Per arrivarci percorre la via Flaminia: entrata in Umbria attraversa Spoleto, poi Terni.
La città le riserva un’accoglienza festosissima.
Il breve soggiorno a Terni ci è narrato dal “cronista” del viaggio reale, che del solenne pranzo descrive soltanto le composizioni allegoriche di zucchero e pasta che accompagnavano le portate.
Interessante il “rinfresco” a base di pesce offerto dalla Comunità di Otricoli e che la regina, facendo uno strappo al protocollo, consumò passeggiando.
“ … cominciato dal Sole sopra il nostro Orizzonte il suo luminoso viaggio, per la giornata di Giovedì, dopo un poco di collatione si cominciò il camino di Sua Maestà, col Signor Cardinale Faccheneti alla volta di Terni.
A Strettura erano schierate due compagnie di Fanti di militia: e a’ confini complì Monsignor Bonfioli, che con alcuni gentiluomini a cavallo s’era condotto a servirla; oltre la scorta d’una Compagnia di Cavalli c’armata la precedeva.
Vicino le mura, e sotto le porte, e dentro in una piazzetta erano schiere di soldati e con ragione per tutto si vedevano questi bellici apparati, perché doveva accogliersi una dal cui comando non meno pendevano numerosi e formidabili eserciti, che le vittorie.
Su la porta della Città erano dipinte l’Armi di Nostro Signore e di Svezia.
Giunta alla Città, per le strade addobbate, smontò al Duomo, e adempiute le cerimonie Ecclesiastiche, andò nel Palazzo del Vescovo, dove s’era preparato l’alloggio.
Non vi fu luogo donde non ispirasse magnificenza, perché non vi era luogo che non fosse pomposamente adornato, e dai profumi sparsi per quelle stanze pareva che l’auree Sabee e i fiati dell’Arabia fenice ivi servissero in Corte.
La sera si fé un trattenimento spirituale della Regina, nella Cappella del Palazzo, un oratorio all’usanza di Roma.
Le mense di Sua Maestà erano bene, come dicessimo con Esiodo, alle muse raccomandate, se esse medesime tra i reffreddi condotte sotto la scorta di Minerva, gentilmente di zuccaro, vi furon presenti nel piedistallo di quella finta deità e di ogn’una di loro erano scritti distici che il primo verso havevano artificiosamente preso in prestito dagli Opuscoli di Virgilio.
[…]
Tra frutti e confetture le Tre Virtù Fede, Speranza, Carità, tutte misteriosamente raffigurate n’apparvero. 
[…] 
Quella mensa, come uno specchio tersissimo espresse a Sua Maestà, fra mille altre prerogative che l’adornano, le più riguardevoli, cioè la scienza in tutte le professioni, la Verginità e la Fede Cattolica.
[…]
S’armarono le porte di Terni e si disposero fuori dalle mura alcune Compagnie di Fanti per riverire nel suo passaggio, la Regina, che fece scortata da una Compagnia di Cavalli, la mattina del Venerdì 17 Decembre, quasi che fosse troppo angusto il recinto di quelle mura a chiudere la vastità degli ossequi di quei Cittadini, c’a guisa di torrenti, superato ogni ostacolo, fuora per tutto ne traboccassero. E per rendersi invitti in quelle soldatesche si videssero armati.
Passosi a dirittura per mezzo di Narni, senza fermarsi, non richiedendo la brevità del camino …
Ad Utricoli si prese un poco di rinfresco.
Ivi la Maestà della Regina passeggiando volle essere servita. Hora sgridi Marziale, pur quanto voglia Annio che il convito, protestando a nome suo e dei convitati, Nos offendimur ambulante coena, poiché qui la Regina soddisfattissima non c’offesa rimase. Ivi benché il luogo non fosse capace di tanta moltitudine, e che perciò si incontrasse qualche difficoltà, pure la quantita e qualità de’ pesci fu in abbondanza con loro si fé credere a tutta la Corte d’essere in una più c’opulenta Cittade.
Finito il pranzo uscì d’Utricoli, riverita da alcune salve di moschetteria”.

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