Ad ingarbugliare la ciriolata provvedono due grandi della cucina: Luigi Carnacina e Luigi Veronelli.
Nel Manuale Cucina Rustica Regionale, riferendosi alla cucina ternana, si fa la seguente descrizione:
600 gr. di farina di grano duro;
olio;
6 spicchi d'aglio;
peperoncino;
prezzemolo tritato (se piace);
sale.
Con la farina di grano duro, un pochino d'olio e un pizzico di sale preparare un impasto ben sodo e ben lavorato. Farlo riposare, poi, con l'aiuto del mattarello sopra il tavolo infarinato, tirarne delle sfoglie leggermente spesse. Tagliarle in pezzi rettangolari e attorcigliarli con le mani infarinate attorno a grossi ferri per lavoro di maglia; farli seccare un poco, sfilarli e lessarli in acqua abbondante e salata; sgocciolarli e metterli in un piatto di servizio. fare soffriggere in olio piuttosto abbondante gli spicchi d'aglio schiacciati e un pezzetto di peperoncino. Ricoprire le ciriole con questo olio, aggiungere il prezzemolo tritato e mescolarle in tavola.
Chiamandole "ternane" sono state descritte le "ciriole romane" descritte nel libro "A Roma se magna così" ... prezzemolo compreso !!!
Mi sento di escludere l'esistenza di questo piatto nella cucina romana.
Ricordo tuttavia di aver mangiato una pasta simile a Civita Castellana.
Roma, Terni, via Flaminia ... dove sta la frontiera della cucina regionale?
Uno stesso piatto può figurare in cucine di zone limitrofe. La distanza fra Roma e Terni è di appena 97 km.
La "ciriola" intesa come "anguilletta" era comune sia nel Tevere che nel Nera ...
(segue)
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