La zona del ternano è la più umbra dell’Umbria e la
più romana della regione. Le assonanze e le reciproche influenze non si
limitano alle sole discipline artistiche ma vanno estese alla complessità del
comportamento e, passando anche per il linguaggio, pure nella cucina ci sono
relazioni strette tra Roma e Terni.
Quanto ci sia di romano nella cucina dell’Umbria
meridionale e di umbro nella cucina romana è tutto da scoprire anche per la
correlazione delle cosiddette cucine regionali e per la poca rispondenza dei
confini amministrativi che non costituiscono mai invalicabili limiti
territoriali.
Il continuo passaggio per Terni di personaggi di
grande lignaggio, i rapporti anche di parentela della nobiltà di Terni con
l’aristocrazia di Roma sono stati necessariamente elementi di stimolo per
l’affinamento della nostra cultura conviviale.
La patria di Cornelio Tacito non era certo di
secondo piano: la cita l’Alberti nel suo “Città
d’Italia” e Giacomo Lauro nel 1637 colloca la Historia di Terni tra quelle delle più importanti città del mondo.
Artisti e pittori, ispirati, passeggiavano dentro e
fuori le mura, visitavano la “Cascata”, il “Lago”, il “Ponte” e ammiravano la
bellezza della gente. E’ di Corot la “giovane italiana di Papigno”, elegante e
raffinata come una “modella” d’alta moda.
I giudizi ed i comportamenti dei viaggiatori sono
disparati: se Saume scopre nella “Valle del Nera” il Paradiso, altri scoprono
le venti once delle pesche di Papigno, i vitelli buoni come quelli di Roma, i
piccioni più grandi del mondo, il vino buono e la grande qualità e dimensione
di altri prodotti culinari.
Stendhal raccomanda nel Viaggio in Italia di passare per Terni e visitare la Cascata e
prima o poi, Costanza Farnese, Maria Casimira di Polonia, Cristina di Svezia,
Mozart, Goethe ed altri una visitina nella nostra città ce la fanno.
L’ospitalità veniva offerta dalle Confraternite di
S.Nicandro e di S.Antonio e, per le persone di rango, dalle case dei nobili e
dalla Curia, ma Costanza, figlia di Paolo III, giunta improvvisa, deve
pernottare all’osteria Corona.
Vari documenti ci fanno sapere anche quali fossero,
in tempi diversi, gli alimenti che transitavano per Terni, i vincoli
quaresimali, le norme per il pane, le tariffe sui generi alimentari, il
regolamento delle bettole e delle
osterie. Le minestre dei poveri dell’800, le porta-pranzare e le mense operaie
portano alla luce la storia della fame e delle fatiche dei ternani.
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